In video qui disponibili alcune brevi interviste ai protagonisti del convegno

 

Gli smartphone, i tablet e i social sono la nuova frontiera per il sostegno e l’integrazione delle persone con il disturbo dello spettro autistico. Infatti, l’utilizzo dei nuovi strumenti di comunicazione di massa può essere un valido strumento per aiutarli a vivere una vita il più possibile integrata con le realtà in cui vivono.  A questo deve essere abbinato un percorso di educazione all’autonomia soprattutto negli ambiti quotidiani: cucinare, prendere i mezzi pubblici e curare la casa. L’obiettivo, soprattutto nell’ambito del Dopo di noi, è quello di preparare i ragazzi con diagnosi di disturbo dello spettro autistico a svolgere quelle operazioni fondamentali che li renderanno veramente autonomi anche quando non ci saranno i parenti più stretti.

Hanno parlato di questi temi Assunta Ragosa e Matilde Di Francesca, responsabili dell’area autismoCooperativa Nuova Sair, nell’ambito del convegno “Psichiatria riabilitativa: una rete per il futuro” che si sta tenendo a Lucca, presso il Real Collegio. La due giorni è organizzata da UNEBA (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza sociale). Ragosa e Di Francesca hanno preso parte al secondo seminario di oggi, con un intervento dal titolo “L’abilitazione come integrazione nei contesti di vita per l’età evolutiva”.

Il loro intervento ha messo in evidenza come nel variegato panorama dei social, WhatsApp si sta dimostrando uno strumento utile alla socializzazione e allo scambio di esperienze per i ragazzi con il disturbo dello spettro autistico.  Il metodo di approccio a questo strumento passa attraverso alcune fasi: uno spazio di brainstorming per evidenziare gli aspetti positivi e negativi relativi all’uso di WhatsApp, la realizzazione di un elenco di regole per l’utilizzo dello strumento e un training sul significato delle emoticon principali. Successivamente si passa ad una seconda fase durante la quale l’operatore presenta una serie di frasi, a cui il ragazzo deve associare le emoticon appropriate (es. “Ieri mi hanno rubato la macchina”). Infine si crea il gruppo WhatsApp all’interno del quale sono presenti anche gli operatori solo per un’attività di monitoraggio.

In quest’ottica di abilità e riabilitazione, Nuova Sair ha di recente avviato a Palermo un progetto pilota di ippoterapia e pet therapy: l’obiettivo è quello di contribuire al miglioramento della vita degli utenti con disturbi dello spettro autistico. Le sedute di Ippoterapia, si configurano come intervento riabilitativo che ha lo scopo di creare un momento allo stesso tempo ludico, ricreativo, educativo e terapeutico favorendo un contatto produttivo fra l’utente ed il cavallo. L’approccio iniziale al cavallo e all’ambiente si svolge prima a terra e successivamente sull’animale; in un secondo momento l’attività si svolge a cavallo con l’intervento del soggetto sotto il controllo e la guida dei professionisti. Previste anche le sedute di Pet Therapy. Dopo i primi incontri esplorativi, in cui si raccolgono informazioni sull’efficacia del metodo rispetto al singolo utente, la terapia si svolge in due fasi, specificatamente si attua prima un lavoro di accudimento che prevede il contatto diretto con l’animale e poi si svolgono delle attività che prevedono la conduzione e il gioco con l’animale. A corollario di queste attività c’è anche un laboratorio di educazione ambientale grazie al quale, attraverso attività di manipolazione e di creazione di semenzai, gli utenti possono acquisire la consapevolezza di aspetti complessi quali la stagionalità e la biodiversità in modo non teorico, bensì semplice, concreto ed empirico. Il laboratorio si svolge in 10 incontri di 2 ore (un incontro a settimana) e coinvolge un gruppo di 10 utenti.

Uno degli obiettivi – hanno spiegato ASSUNTA RAGOSA e MATILDE DI FRANCESCA, responsabili dell’area autismo Cooperativa Nuova Sair – per i ragazzi con alto funzionamento e in gruppo è stato quello di potenziare le abilità sociali interpersonali in assetto di gruppo nei contesti di vita più prossimi al paziente. Il percorso si è incentrato su alcune specifiche abilità sociali estrapolate da una task analysis; si è poi scelto di utilizzare un canale social, WhatsApp, per incrementare tali abilità.

 

 

 

 

 

 

 

 

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