Sono 63 gli utenti assistiti dal Centro per le famiglie “il Sole” di Frattamaggiore che affianca le famiglie in condizioni di fragilità dell’Ambito 17.
Inaugurato alla fine di luglio dell’anno passato, nel pieno dell’emergenza sanitaria, il Centro sin dal primo giorno di attività ha permesso a tanti genitori, sottoposti a provvedimenti da parte dell’Autorità Giudiziaria, di incontrare i propri figli dopo i mesi di separazione dovuti al lockdown. In una situazione complicata dove alle difficoltà legate al contesto familiare e sociale degli utenti del Centro si sono aggiunte le conseguenze della pandemia che ha cambiato la vita e le abitudini di tutti ed ha spesso acuito i disagi già presenti.
In questi mesi, poi, lo spazio neutro del Centro per la famiglia “Il Sole” è diventato un luogo privilegiato per sostenere le famiglie e permettere loro di mantenere e recuperare il rapporto genitore-figlio.
Dedicato ai nuclei familiari che si trovano in una situazione fortemente conflittuale e necessitano di un luogo “terzo” e neutrale, questo spazio è quindi un punto di incontro tra genitore e bambino che permette il proseguimento di una relazione.
Tutto quello che solitamente avviene all’interno del focolare domestico e che manca sia al bambino che al genitore, avviene in questo luogo che aiuta la ripresa e il mantenimento di un rapporto e permette che la relazione genitore-figlio non scompaia.
Gli incontri, che nella maggior parte dei casi avvengono tra il papà non affidatario e il bambino, prevedono la presenza di un educatore professionale che segue “da lontano” e osserva le dinamiche che si verificano in questo spazio.
«Spesso – commenta Luca Belfiore, educatore Nuova Sair presso il Centro “Il Sole” –accogliamo genitori provati da un’esperienza drammatica, che sentono di non poter godere a pieno il loro figlio e il nostro compito consiste prima di tutto nel lasciare loro lo spazio di vivere la relazione e in alcuni casi di riscostruirla.»
«A volte – aggiunge Belfiore – il centro prevede percorsi psicologici di sostegno alla genitorialità per dare supporto al padre o alla madre e permettere loro di superare l’iniziale diffidenza dovuta al disagio familiare di partenza e alla paura di trovarsi in un contesto difficile, con una persona, l’educatore, sentita come estranea.»
«In generale – continua Belfiore – non interveniamo nel momento della relazione e, se ci sono consigli o correzioni da rivolgere al genitore, aspettiamo e comunichiamo con il familiare in sede separata, in assenza del bambino.»
«È un contesto particolare anche per noi educatori – conclude L. Belfiore – che abbiamo il compito di osservare dalla giusta distanza le dinamiche relazionali. A volte nello spazio neutro tenderesti a coinvolgersi di più, proponendo delle attività, poi ti ricordi che si tratta di uno spazio del genitore e del bambino e tu sei lì per guardare da lontano. Generalmente poi si crea un clima di fiducia per cui le persone capiscono di essere in buone mani e sono serene.»