Nella rubrica “Semi di Cura”, l’Huffington Post racconta l’esperienza dei cohousing capitolini gestiti da Nuova Sair attraverso una storia di impegno e di solidarietà. L’incontro tra un’anziana che abita nel cohousing e Cookie, un cagnolino che l’accompagnerà a passeggio insieme alla sua padrona Lalla e all’educatrice Nuova Sair, Maria Teresa Pontieri. Intervista alla psicologa e psicoterapeuta Nuova Sair, Simona De Angelis.

 

La signora Caterina ha 80 anni, un po’ di diabete, fosse per lei starebbe sempre in poltrona. Ma i medici non si stancano di ripetere che la sua salute dipende innanzitutto da quanto si muove. La compagnia non le manca, grazie al Dipartimento delle Politiche sociali di Roma e a Nuova Sair, realtà nazionale del terzo settore che nella Capitale gestisce, tra le altre cose, due co-housing per anziani in condizioni di fragilità economica e sociale.

Ma Maria Teresa, una delle educatrici che animano l’appartamento confiscato alle mafie, ha un pensiero di cura in più: conoscendo la passione di Caterina per i cani e il suo bisogno di relazioni, perché non cercarle un cucciolo da portare ogni tanto a passeggio insieme? Condivide la sua idea in un gruppo Facebook di quartiere, proponendo un servizio di dog sitting gratuito e a fin di bene, e rimane sorpresa dal numero di “candidature canine” che le fanno trillare il telefono. Dopo un attento casting, si arriva al match perfetto: Caterina e Cookie, un meticcio di piccola taglia adottato dal canile di Muratella un anno e mezzo fa dalla signora Lalla.

La prima passeggiata è perfetta per tutti. Caterina prende al guinzaglio Cookie che si fida e si lascia guidare. Accanto a loro ci sono Lalla e Maria Teresa. Dopo il primo incontro se ne fissa subito un secondo e poi un terzo: il programma prevede una passeggiata a settimana, ogni giovedì. “Caterina e Cookie hanno lo stesso passato di solitudine e lo stesso bisogno di riscatto, per questo si sono riconosciuti immediatamente e subito si sono messi a disposizione l’uno dell’altra”, racconta Lalla, felice di contribuire a un’altra buona causa. Caterina, una vita di solitudine alle spalle, deve ancora abituarsi a tutte le attenzioni che riceve da un anno a questa parte, quando è entrata a Casa delle Viole: “per la prima volta dopo tanto tempo avverto il calore dell’affetto dei miei coinquilini e l’attenzione degli operatori. L’incontro con Cookie è un grande regalo”.

Nello scenario di un’Italia che invecchia, con reti familiari sempre più sottili, esperienze come quelle dei co-housing comunali sono un patrimonio a cui guadare e da cui apprendere. A novembre l’Istat ha pubblicato le nuove previsioni sul futuro demografico dell’Italia. Il quadro che ne emerge vede il nostro Paese avere una popolazione ridotta, con tanti anziani e con famiglie meno numerose. Attualmente la popolazione over 65 rappresenta il 23,2% del totale; tra vent’anni un terzo del Paese sarà popolato da anziani. Come insegna la storia di Marinella – la signora settantenne morta su una sedia del suo salotto, di cui aveva venduto la nuda proprietà, e lì ritrovata dopo almeno due anni – per molti anziani soli la povertà relazionale può essere ancora più spaventosa di quella economica.

Nei due co-housing gestiti da Nuova Sair – Casa Gaia, nel complesso residenziale di Torre Gaia, e Casa delle Viole, nel cuore di Monteverde – ci sono anche un sacco di regole, ma fa parte del gioco. “Ogni co-housing può ospitare sei persone, all’interno ci sono camere singole e camere doppie”, spiega Simona De Angelis, psicologa e psicoterapeuta incaricata del coordinamento dei team socio-sanitari. “La particolarità del co-housing è che si cerca di mantenere attive le persone che vengono inserite: devono provvedere a pulire, a cucinare, a fare la spesa. Da un punto di vista cognitivo è fondamentale: hanno bisogno di fare, altrimenti si spengono. La notte restano da soli perché sono comunque autosufficienti; durante il giorno ruotano operatori socio-sanitari, educatori, assistenti sociali. Tutte queste figure sono sostanzialmente dei mediatori che cercano di creare una sorta di nuova famiglia”.

Ogni settimana si fa una riunione con tutti i coinquilini e tutti gli operatori. “È la sede per affrontare le varie tematiche che escono quotidianamente: il bagno che è sporco, andiamo al cinema, compriamo una cyclette, quali fiori piantiamo in terrazzo”, racconta Simona. “Le riunioni servono per sciogliere le conflittualità che inevitabilmente nascono tra persone che vivono sotto lo stesso tetto. Hanno la tv, un computer e internet illimitato; ora stanno decidendo se fare l’abbonamento a Netflix o a Sky. Ogni decisione si prende a maggioranza: è faticoso ma è anche molto divertente”.

Quanto al carattere degli ospiti, spesso si tratta di persone con bisogni di accudimento enormi, non facili da colmare. “Non è un lavoro di fatica, è un lavoro di compagnia, ma spesso stare con la solitudine è una cosa faticosa”, riflette Simona. “Sotto una scorza un po’ dura, scopriamo persone deliziose, con alle spalle storie pazzesche. Talvolta si creano delle coppie ed è bellissimo anche per noi: è un segno di vita, vuol dire che circolano delle emozioni”.

Quanto a Caterina, l’incontro con Cookie sembra averle dato l’energia giusta per rimettere in moto corpo e cuore, a beneficio della testa. “Se avesse smesso di camminare, saremmo stati costretti a ricoverarla in una Rsa dove c’è molta più assistenza, più costi e una vita più passiva”, aggiunge Simona, che si intristisce al pensiero di Marinella, sola per tutto quel tempo senza nessuno a chiedersi che fine avesse fatto. “Dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine, privi di un ruolo che li coinvolga”, ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il discorso per il suo secondo giuramento. Con cura, si tratta di rimettere la dignità al centro per provare a scrivere storie diverse.