Nessuno deve restare indietro e l’accesso alla cura è un diritto universale. Per Nuova Sair l’equità nelle prestazioni sociosanitarie e la cura delle persone in stato di fragilità, sono valori fondanti su cui è imperniata la stessa missione societaria ed è per questo che si impegna in tutti i contesti per mitigare gli effetti delle disuguaglianze sociali sulla salute.

A Roma, poi, Nuova Sair con un team di infermieri opera a supporto dei servizi sanitari dell’INMP. L’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà, è un Ente pubblico di eccellenza che eroga prestazioni sanitarie e socio-sanitarie a utenti in condizioni di disagio, stranieri e Italiani.

Il lavoro è molto delicato perché si rivolge ad una utenza particolarmente sofferente, anche a causa dell’emarginazione sociale, o di contesti di vita particolarmente difficili, spesso drammatici. Donne vittime di tratta, uomini che hanno subito barbare violenze, bambini e adulti con terribili malattie tropicali neglette…

Ne parliamo con la dottoressa Laura Lamantea che insieme ad altre due colleghe infermiere Nuova Sair lavora all’INMP.

Laura, nella sua esperienza di infermiera quali specificità incontra in questo contesto lavorativo così delicato?

Occorre maturare il giusto approccio per superare le diversità culturali che rappresentano un ostacolo alla cura. Ad esempio, capita di dover far fronte a pazienti che rifiutano di sottoporsi a prelievo del sangue adducendo motivazioni religiose, culturali. Può capitare che si consultino con lo sciamano. Siamo sempre assistiti da un mediatore culturale ma a volte è più complicato del previsto. Vi sono poi situazioni in cui occorre aguzzare l’intuito….

Come, l’intuito? Una infermiera svolge compiti precisi…

L’accoglienza è per noi la parte più difficile di tutto il processo di cura. Si presentano donne, più spesso sole, a volte accompagnate da un uomo. Sono donne molto sofferenti, dall’atteggiamento reticente. Comprendiamo la situazione: sono vittime di tratta. Noi in accoglienza facciamo di tutto per velocizzare l’appuntamento con il ginecologo, l’INMPI attiva tutta la rete per garantire loro il sostegno necessario.

Qual è il clima, la pandemia è un ostacolo?

L’istituto è attrezzato in ordinario per scongiurare contagi, con percorsi e zone di isolamento. La professionalità è molto alta ma quello che colpisce è il clima di grande solidarietà, verso persone realmente sofferenti. Penso ai migranti africani, che arrivano con i segni delle ferite d’arma da fuoco, delle torture a scopo estorsivo, delle cicatrici sul volto, delle brutali violenze subite. Tutto questo dà senso al nostro lavoro di cura e di assistenza verso chi soffre.

dott.ssa Laura Lamantea, infermiera Nuova Sair