L’organizzazione del personale impiegato nei grandi ospedali in cui Nuova Sair realizza attività socio-sanitarie e sanitarie, richiede leadership e capacità di pianificazione. I coordinatori Nuova Sair sanno che per rendere servizi di alta qualità è necessario che la macchina organizzativa funzioni come un orologio in cui il lavoro è garantito dall’incastro perfetto dei meccanismi. Precisione e organizzazione nelle attività di coordinamento, però, da sole non sono sufficienti ad assicurare servizi di eccellenza. «A fare la differenza è la continua condivisione con gli operatori della missione Nuova Sair: prendersi cura globalmente delle persone; questo vuol dire che abbiamo il compito di far sentire ciascun lavoratore partecipe di un progetto più largo di assistenza e non è facile quando si coordinano 200 operatori, con le loro singole storie, il loro vissuto, le sofferenze personali». A parlare è Miriam Orlandi, coordinatrice di servizi Nuova Sair con esperienza ventennale che ha la responsabilità della gestione di 160 ausiliari/OSS e di almeno 50 infermieri, impiegati presso il Policlinico Casilino e presso la Clinica Mater Misericordiae delle suore Ospedaliere a Roma.
«Il mio lavoro non si limita ad assumere le esigenze della committenza e ad organizzare turni puntuali. In Nuova Sair, il rigore nel pretendere la massima professionalità dall’operatore è pari alla “comprensione” del suo vissuto» aggiunge Orlandi. «Pensiamo agli ausiliari, figure importanti della sanità. Assicurano le pulizie e l’igiene negli ambienti di degenza ospedaliera e delle sale operatorie, provvedono al trasporto dei pazienti in barella e in carrozzella, accompagnano i malati con difficoltà nella deambulazione: compiti solo apparentemente semplici che si riflettono sulla qualità della degenza» dice la coordinatrice.
«Tra i nostri ausiliari ve ne sono diversi con storie difficili di vita che hanno trovato in Nuova Sair importanti occasioni di riscatto. Vi sono donne che hanno trovato con noi un lavoro stabile, archiviando così un passato di violenze e di sopraffazioni; vi sono uomini che avevano perso il lavoro in tarda età; vi sono tanti giovani che ritrovano motivazione e prospettive.
Far sentire compreso e accolto l’operatore è la chiave che consente a noi coordinatori di organizzare servizi sempre più efficienti, diretti a migliorare le condizioni di degenza di chi è malato. Dando anche a noi – conclude Miriam Orlandi – una motivazione per affrontare ogni giorno le difficoltà che si presentano».