Il progetto di ortoterapia per gli utenti del servizio semi residenziale di via Dionisio nasce all’interno del programma riabilitativo di Terapia Occupazionale con lo scopo di migliorare il benessere psicofisico dei partecipanti, coinvolgere maggiormente i pazienti di natura cognitivo- comportamentale anche con difficoltà motorie, migliorare le relazioni sociali e favorire la stimolazione sensoriale. Il nome “orto a tavolo” è un riferimento alla struttura portante dell’orto, realizzato su una base di appoggio rialzata per accogliere anche i giovani che utilizzano un ausilio per la mobilità, come il deambulatore o la carrozzina.

Partite a luglio 2020, attualmente le attività di ortoterapia coinvolgono 4 partecipanti di età compresa tra i 22 e i 51 anni, di cui 2  in carrozzina. Gli incontri, della durata di 40 minuti, si svolgono 2 volte a settimana e sono guidati da Riccardo Rossi, terapista occupazionale del Presidio di Riabilitazione che lavora con i ragazzi facendosi coadiuvare dagli Operatori socio-sanitari.

Il progetto di ortoterapia si sviluppa in diverse fasi: la prima fase prevede una valutazione delle capacità di ogni paziente e l’impostazione di un lavoro specifico individuale, finalizzato al miglioramento o mantenimento delle abilità residue. In una seconda fase, l’attenzione si focalizza  su concetti come la condivisione di spazi, la collaborazione e l’interazione. Infine l’ultima fase prevede la verifica degli obiettivi raggiunti e le eventuali modifiche da apportare.

«Il lavoro – fa sapere il terapista occupazionale Riccardo Rossi – è strutturato tenendo conto della tipologia di utenza, delle limitazioni fisiche e cognitive correlate all’età o alle patologie associate. Gli obiettivi – continua – sono quindi individuali e per ognuno dei partecipanti è previsto uno obiettivo riabilitativo specifico. I risultati raggiunti a quasi un anno dall’inizio del progetto confermano l’efficacia dell’ortoterapia: uno dei nostri giovani partecipanti con difficoltà di equilibrio, per esempio, adesso riesce a mantenere la posizione ortostatica, sostenendosi al tavolo con una mano e lavorando con l’altra, mentre una ragazza di 22 anni, partecipando alle attività di ortoterapia, ha iniziato a superare il suo atteggiamento di chiusura e la sua paura rispetto a ciò che la circonda. Successi che ci riempiono di gioia» conclude il dottor Rossi.

il dottor Riccardo Rossi, terapista occupazionale Presidio di Riabilitazione Nuova Sair