Servizio di assistenza specialistica alla comunicazione aumentativa e alternativa: è il nuovo progetto del Presidio di riabilitazione di via Dionisio per gli alunni delle scuole del territorio

Il Presidio di riabilitazione di via Dionisio a Roma apre alle scuole del territorio con un nuovo progetto mirato a fornire nuove strategie ai bambini con disturbi dello sviluppo.

Si tratta di un servizio di assistenza specialistica alla comunicazione aumentativa e alternativa, che ha preso il via in questi giorni nell’’Istituto comprensivo di via Francesco Gentile, e che si muove su tre direttrici di lavoro: con il personale scolastico, con la famiglia dello studente e direttamente con il bambino.

L’attività nella scuola ha l’obiettivo generale di fornire alla struttura consulenza qualificata e supporto clinico nell’utilizzo della comunicazione aumentativa e alternativa, per facilitare il bambino nella relazione con gli adulti e con il gruppo dei pari, garantendogli maggiori possibilità di accesso agli apprendimenti curriculari.

Ad oggi il servizio si rivolge a 3 bambini con disturbo dello sviluppo della Scuola dell’Infanzia e della Scuola Primaria e prevede 30 ore a settimana in presenza, per un totale di 700 ore, fino a giugno.

Il progetto prevede la collaborazione di diverse figure professionali che lavorano in équipe con la dott.ssa Valentina Marzia Dilorenzo, coordinatrice del servizio ambulatoriale: la Logopedista, dott.ssa Silvia Del Pinto; il Terapista Occupazionale, dott. Daniele Tiberio e la Terapista della Neuropsicomotricità dell’Età evolutiva, dott.ssa Sara Massaroni.

“Abbiamo avviato questo progetto con grande entusiasmo, con l’obiettivo di integrare l’attività clinica nel contesto educativo scolastico – fa sapere la dott.ssa Dilorenzo -. Anche in questa esperienza abbiamo scelto di lavorare come equipe, integrando diverse professionalità della riabilitazione, per poter così portare avanti, in modo congiunto, obiettivi che fanno riferimento ai diversi ambiti del profilo di sviluppo e che determinano il funzionamento adattivo del bambino preso in carico.
Possiamo così integrare due mondi, quello della clinica e quello dell’esperienza educativa, che spesso camminano in modo parallelo – conclude”.