Stando a un’indagine di “Nuova Sair”

su un campione di 500 utenti dei servizi semiresidenziali, ambulatoriali e domiciliari, il 70% delle famiglie con persone disabili è monoreddito e il 30% dei genitori ha più di 65 anni, con un’inevitabile ricaduta a livello di “dopo di noi”

di SARA FICOCELLI

ROMA. Non è un periodo semplice, per la Capitale. L’amministrazione fatica a risolvere i problemi che da anni ormai attanagliano Roma, e su tutto il caldo più afoso degli ultimi 15 anni incombe con la sua cappa di indolenza e fatica. In questo scenario c’è però una categoria umana e sociale che si trova a giocare il ruolo più difficile: stiamo parlando dei disabili, persone che, a differenza dei normodotati, spesso hanno difficoltà anche solo a compiere un gesto banale come uscire di casa per prendere una boccata d’aria, e di fare un bagno refrigerante al mare o in piscina manco a parlarne.

Il dramma del “dopo di noi”. A Roma-est, in particolare, la situazione è molto critica: secondo un’indagine realizzata dalla Nuova Sair (NS) su una campione di 500 pazienti che si sono rivolti ai servizi semiresidenziali, ambulatoriali e domiciliari di zona, e in particolare al Presidio di Riabilitazione di via Dionisio a Roma, il 70% delle famiglie con una persona con problemi ha un solo reddito, e nel 30% dei casi i genitori di un disabile adulto sono over 65, con un’inevitabile ricaduta a livello di “dopo di noi” e della sussistenza del figlio dopo la scomparsa di madre e padre. La nuova SAIR è impegnata in questa zona di Roma da oltre 5 anni e offre percorsi di riabilitazione a bambini e adulti con disabilità complessa fisica, psichica, sensoriale o mista.

 

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